Osteopatia
Il primo collegio d’osteopatia fu fondato a Kirksville, Missouri, USA, nel 1882 dal Dott. Andrew Taylor Still ( 1828-1917 ). “Il vecchio dottore”,stanco dell’inefficacia della pratica medica della sua epoca, gettò le basi per un nuovo approccio alla salute. I suoi allievi continuarono la sua opera sul territorio americano, oltre oceano in Inghilterra, poi infine in Italia.
Tre principi chiave
A.T. Still postulò nel suo primo principio che siamo fatti per funzionare bene. Come secondo principio stabilì che il nostro corpo contiene tutto ciò che gli è necessario per assicurare e mantenere lo stato di salute. Dimostrò, infine, che la perfezione di ogni funzione è legata alla perfezione della struttura che la supporta e che ogni parte del corpo è dipendente da altre parti del corpo.
L’osteopatia nel mondo
E’ molto presente negli USA, dove è praticata nella maggioranza degli Stati. Si è diffusa soprattutto nei paesi di lingua anglosassone, in Gran Bretagna, ma anche in Australia e in Nuova Zelanda. E’ arrivata anche in Francia, poi in Belgio, Italia, Svizzera, Paesi Bassi, Spagna, Portogallo, Grecia, Germania e comincia a difondere i suoi benefici nell’Europa dell’Est ed anche in Giappone.

Campi d’applicazione
La diversa ottica osteopatica trasforma il linguaggio al quale siamo culturalmente abituati e che è fatto di etichette: “gastrite, tendiniti, colite, rinofaringite…” evocatrici di sfere specifiche ed esclusive: “gastroenterologia, pneumologia, cardiologia, reumatologia…”. Qualunque sia il disturbo presentato, l’osteopata lavora sull’integrità che supporta la funzione compromessa, così come sulle sue relazioni con le strutture e le funzioni circostanti.
L’osteopata conosce i limiti della sua tecnica, che non sono determinati dalla localizzazione della sintomatologia (cranica, viscerale, osteo-articolare,ginecologica), ma dalla natura patologica del disturbo che deve rientrare in un ambito prevalentemente funzionale e sa quindi orientare il suo paziente verso le competenze che non ha.
Le malattie organiche, le anomalie costituzionali e gli episodi acuti delle malattie infettive non rientrano nel suo campo d’azione.
Eccelle, invece, nel campo dei disturbi funzionali che ci ‘avvelenano’ l’esistenza, perché sa interrogare attraverso i mezzi manipolativi che gli sono propri, tutti i tessuti interessati.
L’osteopatia si serve delle sue mani per valutare ogni sorta di tensione che pregiudica il buon funzionamento del corpo. Tocca, per capire e curare.
L’osteopatia
E’ un arte curativa che, pur basandosi sulle scienze fondamentali e sulle conoscenze mediche tradizionali, ha affinato nel tempo mezzi diagnostici e terapeutici per intervenire efficacemente sia sul sistema muscolo-scheletrico che su quello viscerale, circolatorio, fasciale, neuro-endocrino e cranio-sacrale.
L’osteopatia è l’espressione di una filosofia che riconosce nell’individuo un’unità funzionale nella quale non è possibile separare le strutture psichiche, viscerali e somatiche.
Tale unità deve essere assolutamente rispettata se si vuole essere veramente efficaci in un arte curativa.
Seguiendo tale ottica, l’osteopatia si propone di riarmonizzare l’individuo nella sua globalità, liberandolo dalle restrizioni di mobilità, rilanciando e/o rafforzando le possibilità di autoguarigione che ogni organismo possiede.
Dopo un’accurata anamnesi e una diagnosi differenziale, l’osteopata ricerca nel paziente le zone di “restrizione di mobilità” e attraverso tecniche manuali molto raffinate, cerca di ripristinare la corretta fisiologia del movimento dei vari sistemi. Il concetto di movimento è il cardine della filosofia osteopatica, poiché la mobilità rappresenta l’espressione stessa della vita.
Nel rispetto deol concetto di globalità, il trattamento non si effettua esclusivamente nella “zona algica”, ma si attua in contesto terapeutico generale dove le correlazioni possibili tra sistemi ed apparati diversi sono innumerevoli.